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lunedì 29 luglio 2013

Giornata mondiale della tigre

Torna oggi, 29 luglio, la terza edizione della Giornata Mondiale della Tigre e a conclusione dell’importante celebrazione il governo nepalese ha annunciato i risultati dell'ultimo sondaggio sulla tigre rivelando che nel Terai Arc Landscape in Nepal, sono state stimate 198 tigri segnando una crescita del 63% per cento rispetto all'ultima ricerca del 2009. Il WWF  osserva che "I risultati di quest'indagine sono significativi per due motivi. In primo luogo, siamo lieti di vedere che la popolazione di tigri in Nepal stia crescendo. Le tigri sono fra l’altro delle ottime indicatrici dello stato di salute di ecosistemi molto importanti.  In secondo luogo quest’indagine dimostra che il monitoraggio rigoroso e il conteggio delle tigri in natura è oggi molto avanzato  - grazie a nuove tecniche e tecnologie – permettendoci di seguire con più esattezza lo stato di questi incredibili animali ".
Determinare l'esatto numero di tigri allo stato selvatico è difficile in quanto sono notoriamente sfuggenti e spesso abitano in luoghi remoti e difficili da raggiungere. Per molti dei paesi in cui vivono le tigri, svolgere un’attività di monitoraggio è molto costoso e richiede molto tempo. Tuttavia con il miglioramento delle tecniche di indagine e delle attrezzature, come le camera trap che durano più a lungo, i paesi hanno fatto grandi progressi in questi difficili conteggi. "I nuovi dati diffusi dal Nepal dimostrano anche agli altri paesi  che le nuove tecnologie e metodologie stanno rendendo più facile che mai il conteggio delle tigri, attività imprescindibile se vogliamo sapere se siamo sulla buona strada per conservare le tigri in natura.
La Giornata Mondiale della Tigre è stata istituita durante il Summit sulla Tigre di San Pietroburgo Tiger nel 2010, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica e supportare la conservazione di quest’animale. Alla conferenza, ospitata dal governo russo e della Banca Mondiale, i 13 paesi che ospitano la tigre – Bangladesh, Bhutan, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Nepal, Russia, Thailandia e Vietnam –  hanno fissato l'ambizioso obiettivo di raddoppiare il numero delle tigri selvatiche entro il 2022. Questi 13 governi hanno approvato la Dichiarazione di San Pietroburgo, che prevede il raddoppio del numero delle tigri selvatiche fino a 6000, un impegno conosciuto come TX2 (tigers for two).

TX2 richiede un minimo di tre conteggi completi delle tigri; il primo si terrà nel 2016. " E’ fondamentale, per il successo del raggiungimento del TX2, conoscere il numero delle tigri e la loro distribuzione in tutti i 13 paesi ", ricorda il WWF. "Determinare la popolazione globale di tigri nel 2016 e nel 2020 promuoverà l'obiettivo TX2, rinnoverà l’impegno globale e mobiliterà le risorse per incrementare le popolazioni in luoghi che sono rimasti indietro. Questo è fondamentale per rendere l'obiettivo 2022 una realtà e per la sopravvivenza della tigre ".
La recente collaborazione tra l’India e il Nepal per la conservazione delle tigri nell'Arc Terai Landscape ha utilizzato queste tecniche di ricerca. La ricerca, condotta all'inizio di quest'anno e che ha coperto tutte le aree protette, i corridoi di connessione, le foreste gestite dalle comunità locali, le riserve e le zone cuscinetto, segna una pietra miliare nella ricerca della fauna selvatica e nella collaborazione tra India e Nepal per la conservazione delle tigri. I risultati condivisi, approfonditi dai lati sia indiano sia nepalese, saranno rilasciato entro la fine dell'anno.
"I risultati del Nepal sono un traguardo importante per raggiungere l'obiettivo globale TX2 per raddoppiare il numero di tigri selvatiche entro il 2022" ha dichiarato Megh Bahadur Pandey, Direttore Generale del Dipartimento di National Parks and Wildlife Conservation del Nepal. "Le tigri sono una parte della ricchezza naturale del Nepal e ci siamo impegnati per garantire che le popolazioni di questi magnifici animali selvatici abbiano cibo, protezione e spazio per crescere".

Nepal, India e Russia stimano costantemente le loro popolazioni di tigri selvatiche in modo sistematico a livello nazionale, con risultati che indicano che il numero delle tigri in questi paesi stanno cominciando a stabilizzarsi, se non ad aumentare. Anche se questo può indicare che in alcuni paesi siamo sulla buona strada verso il TX2, lo stesso può o non può essere vero in altri paesi fondamentali per la conservazione della tigre.
Esperti provenienti da ogni Paese dove la tigre è presente avrebbero bisogno di concordare, nel più breve tempo possibile, i metodi e gli approcci per prepararsi al il primo vero censimento globale delle tigri in natura, che dovrebbe svolgersi nel 2016. Importanti risorse dovranno essere reperite e assegnate per questo compito in ognuno dei paesi che ospitano le tigri. I risultati dell'indagine dovrebbero essere al centro di un importante incontro ad alto livello dei capi di governo al fine di riconoscere i risultati del progresso, oppure il bisogno di rinforzare gli impegni per il raggiungimento effettivo dell’obiettivo Tx2
Tigre siberiana

giovedì 25 luglio 2013

Canale di Sicilia a rischio

Nell’ambito della campagna “Sicilia: il petrolio mi sta stretto” il WWF ha chiesto alla commissione tecnica competente del Ministero dell’Ambiente di bocciare i progetti di ricerca di idrocarburi che Eni e Edison hanno presentato nel Canale di Sicilia, attualmente al vaglio della Commissione Valutazione di impatto Ambientale. 
Questi nuovi progetti si sommano ai due permessi di ricerca già concessi alle stesse compagnie in area contigua e a altri sette titoli minerari tra istanze, permessi e concessioni che pure insistono nel Canale di Sicilia, un’area ricchissima di biodiversità, di turismo, ma anche di vulcani sottomarini tuttora attivi e considerata ad alto rischio sismico: tutti elementi che rendono i potenziali impatti delle trivelle davvero “esplosivi”, certamente incompatibili con il delicato equilibrio ecologico e geologico della zona. 

Per questi motivi, al di là dei pareri tecnici, il WWF chiede al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando di esprimersi contro questo velleitario rilancio delle produzioni nazionali di idrocarburi che stanno mettendo a serio rischio i nostri mari.
Il Canale di Sicilia è un’area estremamente ricca dal punto di vista ambientale– vi nuotano delfini, balenottere, mante mediterranee, squali, tonni, pesci spada e tartarughe marine oltre a aquile di mare - e riveste un’importanza strategica per l’intero Mediterraneo. Per proteggerla il WWF ha lanciato la campagna “Sicilia, il Petrolio mi sta stretto”, uno spazio di attivazione della cittadinanza per scongiurare e discutere la minaccia delle trivellazioni nello Stretto di Sicilia, con una speciale petizione online su wwf.it/ilpetroliomistastretto - da oggi promossa anche dalla piattaforma globale change.org - che per tutta l’estate raccoglierà firme per chiedere di fermare le trivelle e per l’istituzione di un’area protetta a Pantelleria, isola vulcanica vero gioiello del Mediterraneo, nonché unica isola non ancora tutelata nello Stretto di Sicilia. Da anni Pantelleria è in attesa di divenire un’area protetta, rientrando tra le zone di particolare pregio ambientale e culturale e oggi è più che mai minacciata da nuovi progetti di piattaforme petrolifere off shore.

La petizione WWF, che ha già raccolto migliaia di firme ha suscitato l’interesse dei panteschi e del sindaco di Pantelleria che nei giorni scorsi ha presentato una richiesta di incontro al ministro dello Sviluppo Economico e al ministro dell’Ambiente per affrontare il tema. Ai panteschi e al sindaco di Pantelleria va il plauso del WWF. Per questo il WWF chiede a sempre più cittadini italiani di firmare la petizione online per esortare ancora di più all’azione del sindaco di Pantelleria e dei suoi cittadini, che devono poter contare sull’appoggio di tantissime voci che dicono no al petrolio nel nostro mare.
Attività impattanti come la ricerca prima e l’eventuale estrazione di idrocarburi, rischiano infatti di arrecare danni gravi ed irreparabili alle tante specie che frequentano il canale di Sicilia con possibili ripercussioni anche economiche per  le diverse centinaia di persone che operano  nel settore della pesca e del turismo, in una delle aree più belle e incontaminate del Mediterraneo. 

La ricerca di idrocarburi in mare avviene con la tecnica dell’air gun sistema che  utilizza l'espansione nell'acqua di un volume di aria compressa che genera un fronte di onde di pressione acustica  direttamente nell'acqua circostante. Il suono si propaga in acqua e nel sottosuolo marino per individuare i giacimenti. Questi arrecano danni temporanei o duraturi gravi, fino alla morte in taluni casi, per  numerose specie marine come i cetacei, come oramai la casistica dimostra, le tartarughe marine, i banchi di pesci pelagici.
Come se ciò non bastasse  l'intera zona è considerata ad alta pericolosità sismica con la presenza a poche decine di chilometri di vulcani sottomarini ancora attivi. Tale sismicità genera fattori di rischio inconciliabili con le attività estrattive petrolifere, a meno che, con inammissibile superficialità si voglia mettere a repentaglio la vita stessa delle persone in maniera esponenziale, poichè si verrebbe a sommare al rischio vulcanico e sismico, quello industriale, con una sequenza di catastrofi difficilmente immaginabili.  

A fronte di tutto ciò, gli studi  di impatto ambientali presentati dalle compagnie petrolifere  relative ai progetti di ricerca appaiono superficiali e lacunosi e non danno, a parere del WWF, nessuna garanzia che  un ecosistema così delicato e prezioso  possa sopportare le eventuali ripercussioni  dell'industria degli idrocarburi.

Per questo il WWF auspica fortemente che la commissione di Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente accolga le osservazioni presentate e respinga le istanze delle compagnie petrolifere a tutela del Canale di Sicilia.

Il WWF ricorda che in Italia si contano già, a mare e sulla terraferma, 202 concessioni di coltivazione, 117 permessi di ricerca, 109, istanze di permesso di ricerca, 19 concessioni di coltivazione, 3 istanze di prospezione.
(articolo preso direttamente dal sito ufficiale del WWF)

domenica 14 luglio 2013

A rischio gli stock ittici

I  deputati della Commissione Pesca del Parlamento Europeo hanno votato la decisione di fornire 1,6 miliardi di  euro in sussidi per incrementare la capacità delle flotte pescherecce e diversificare le economie locali che sono state duramente colpite dal declino di questo settore. Per il WWF, mentre l'obiettivo dichiarato del sostegno è quello di aumentare la sostenibilità del settore della pesca, gli investimenti in nuove barche e attrezzature consentiranno un maggiore raggio d'azione dei pescherecci e una maggiore capacità di rimanere più a lungo in mare, consentendo ai pescatori di raggiungere anche l’ultimo pesce degli stock che si trovano lontano dai porti europei.
Questo voto non è affatto coerente con la posizione che i deputati hanno preso nel "regolamento di base", che è stato appena concordato e che guarda a una promozione di un vero e proprio aumento del numero di pesci. L'accordo ha anche omesso di fornire fondi per attuare programmi per migliorare la partecipazione delle ONG e delle altre parti interessate nella gestione della pesca e nelle misure di conservazione.

“Questo accordo riporterà la ricostituzione degli stock ittici indietro di decenni soprattutto in aree come il Mediterraneo, dove saranno spesi la maggior parte dei fondi per il rinnovo della flotta. Ai membri della Commissione per la pesca è stato chiesto di elaborare un piano che possa promuovere la pesca sostenibile nel lungo termine. Invece ora  più di 20.000 barche  saranno ammesse al finanziamento che in futuro potrebbe distruggere gli stock ittici rimanenti – dichiara il WWF - Poiché questo voto passa ora alla plenaria del Parlamento europeo, chiediamo a tutti i deputati di  porre fine a questa situazione in cui troppe barche sono a caccia di troppo poco pesce e di riassegnare i fondi per la promozione del recupero degli stock e il ripristino degli habitat.''.

La pesca sostenibile è uno dei punti cardine dell’azione WWF per UN MEDITERRANEO DI QUALITA’ , che ha l’obiettivo di coinvolgere governi, amministrazioni, cittadini e tutti gli attori del mare, nello sviluppo di un sistema di gestione integrato delle coste e degli ambienti marini, dove la salvaguardia degli ecosistemi vada di pari passo con uno sfruttamento economico sostenibile e una netta riduzione dell'inquinamento e degli impatti derivanti da attività umane quali pesca, turismo, navigazione e traffico marittimo, produzione energetica, urbanizzazione e industrializzazione costiera. 
(articolo preso dal sito ufficiale del WWF)

martedì 9 luglio 2013

Ancora un Orso marsicano ucciso da arma da fuoco!!

È inaccettabile che nel 2013 si spari ad un Orso bruno marsicano, specie protetta a livello europeo che vive negli Appennini in poche decine di esemplari. Ed è ancora più inaccettabile che questo avvenga all’interno di un’area naturale protetta come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, denuncia il WWF Italia.
 “Chiediamo al Presidente del Consiglio Letta di intervenire urgentemente per tutelare  un patrimonio di inestimabile valore, creando un coordinamento con i Ministri competenti per indagare velocemente e con efficacia sui colpevoli di questo gravissimo reato, con l’aiuto dei nuclei investigativi del Corpo Forestale. Questo reato non può essere lasciato impunito così come i numerosi casi già avvenuti negli anni passati. Ricordiamo tutti la morte dell’Orso Bernardo e di altri due orsi nell’autunno del 2007, una strage rimasta senza colpevoli. Così come ad oggi è rimasto impunito l’avvelenamento di numerosi animali degli anni passati fino a quelli dei mesi scorsi. Ci vuole una pronta risposta da chi è chiamato a indagare: questa volta vogliamo meno chiacchiere e più fatti concreti. Chiediamo anche che si intervenga per aumentare i controlli sull’allevamento zootecnico sempre più invasivo e incontrollato, in particolare cavalli e bovini, che sta assediando il cuore delle aree protette, con animali tenuti al pascolo brado che possono essere portatori di malattie infettive che facilmente possono attaccare gli animali selvatici e quindi l’orso, già pesantemente minacciato da bracconaggio e riduzione degli habitat. Così come chiediamo di limitare l’accesso alle tante strade di penetrazione in montagna solo a coloro che hanno reali motivi per percorrerle” ha dichiarato Dante Caserta, Presidente del WWF Italia.
Il Parco Nazionale ha recentemente pubblicato l’elenco degli orsi morti con le relative cause. Ben 18 sono gli orsi morti per arma da fuoco dal 1971 e tanti altri sono morti per lacci e bocconi avvelenati. Senza parlare degli esemplari morti per incidenti stradali. La situazione è quindi gravissima ed occorre l’impegno di tutte le Istituzioni presenti per mettere un freno a questi fenomeni e preservare questa specie dall’estinzione.
Alla conservazione dell’Orso bruno in Italia è dedicato il progetto LIFE europeo “Conservazione dell'Orso bruno: azioni coordinate per l'areale alpino e appenninico”: si tratta di un’iniziativa volta a favorire la tutela delle popolazioni di Orso bruno delle Alpi e degli Appennini ed a sostenerne l’espansione numerica, attraverso l’adozione di misure gestionali compatibili con la presenza del plantigrado, la riduzione dei conflitti con le attività antropiche, l’informazione e la sensibilizzazione dei principali portatori di interesse. Sempre alla tutela dell’Orso in Appennino è dedicato il PATOM, Patto per la Tutela dell’Orso Marsicano.
“Tutte queste importanti iniziative, però, non servono a nulla se continueremo a permettere a coloro che vogliono distruggere gli orsi di agire impunemente”, conclude Dante Caserta.
(articolo preso direttamente dal sito ufficiale del WWF)

sabato 6 luglio 2013

Futuro nero per il Parchi Naturali

Mentre un Sindaco cacciatore viene nominato Presidente del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, i Sindaci dei Sibillini contestano la prevista nomina di un qualificato accademico alla Presidenza del Parco Nazionale dei Monti Sibillini rivendicando il controllo della gestione dell’area protetta nazionale. 

Il sindaco cacciatore Luca Santini è stato nominato Presidente del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, nonostante le proteste delle maggiori Associazioni ambientaliste e molti comuni cittadini.

Per il WWF la nomina di Santini resta una decisione grave, non solo per la discutibile nomina di un cacciatore alla guida di un Parco Nazionale, una palese contraddizione per tutti evidente, ma anche per il pericoloso precedente della nomina nel ruolo di massima responsabilità per la gestione di un Parco nazionale di un Sindaco di uno dei Comuni dell’area protetta. Una decisione che determinerà un gravissimo spostamento degli equilibri tra gli interessi nazionali e localistici all’interno dell’organo di governo dell’Ente parco.

Con il Decreto del Presidente della Repubblica sul riordino dei consigli direttivi dei Parchi nazionali, già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, i Sindaci dei Comuni dei territori interessati dalle aree naturali protette nazionali avranno infatti il 50% della rappresentanza nell’organo collegiale di governo dei Parchi (4 componenti su 8 saranno nominati dalla Comunità del Parco costituita dai Sindaci). La nomina del Presidente del Parco diventa a questo punto la garanzia della prevalenza dell’interesse pubblico nazionale sugli interessi localistici, in conformità con quanto prevede la nostra Costituzione che stabilisce la competenza esclusiva dello Stato in materia di conservazione della natura.
La nomina dell’attuale Sindaco del Comune di Stia, Comune del Parco, a Presidente attribuisce sostanzialmente il totale controllo dell’Ente Parco da parte degli Amministratori locali, chiaramente più attenti agli interessi locali che alla tutela del patrimonio naturale quale interesse pubblico generale che un Parco nazionale deve assicurare come sua missione prioritaria. Il WWF vigilerà con attenzione sulla futura gestione del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi per verificare il rispetto della missione prioritaria dell’area naturale protetta, la conservazione della natura. L’appartenenza del nuovo Presidente al mondo venatorio, da sempre ostile ai Parchi, sommato all’inevitabile prevalenza degli interessi localistici potrebbe determinare non pochi problemi per la efficace gestione del Parco. Per il WWF diventa a questo punto determinante il rinnovo della composizione del Consiglio direttivo, prevista alla fine del 2013, con le nomine degli esperti del Ministero dell’Ambiente e del Ministero delle Politiche Agricole che dovranno essere persone di elevato profilo, garanti dell’interesse nazionale nella gestione del Parco.
Nel frattempo la nomina del Sindaco cacciatore alla presidenza del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ha creato un precedente che qualcuno vorrebbe già replicare nella nomina dei Presidenti degli altri Parchi Nazionali. La Commissione Ambiente della Camera ha infatti convocato questa mattina, su pressioni dei Sindaci del territorio, l’attuale Commissario del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il prof. Oliviero Olivieri dell’Università di Perugia per “invitarlo” a rinunciare alla Presidenza del Parco lasciando libera la poltrona  per una persona gradita agli Amministratori locali ed ai partiti. Sul prof. Olivieri, qualificato docente universitario gia’ componente della Commissione CITES del Ministero dell’Ambiente è già stata raggiunta l’intesa tra il Ministro e le due Regioni competenti, Umbria e Marche. Per la sua nomina a Presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini si attende solo il parere positivo delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato che da settimane stanno rinviando senza nessuna valida motivazione. Anche l’audizione del candidato Presidente da parte della Commissione Ambiente della Camera costituisce un precedente che desta sospetti e preoccupazione per l’evidente tentativo di “pressioni politiche” in risposta alle richieste dei Sindaci del territorio che chiedono di replicare quanto già deciso per il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi candidando una persona espressione del territorio, gradita anche ai partiti.
Per il WWF l’interesse generale della conservazione del nostro patrimonio naturale deve però sempre prevalere su interessi di parte o sugli equilibri politici dei diversi territori. I parlamentari delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato devono dimostrare di saper interpretare al meglio l’interesse generale del Paese con la tutela di un bene comune per tutti gli italiani, mettendo da parte gli interessi meramente localistici.  
(articolo preso dal sito ufficiale del WWF)

martedì 2 luglio 2013

Anche Obama contro il bracconaggio

Il WWF  ha elogiato il presidente Barack Obama per gli importanti annunci su nuove iniziative prese per contribuire a combattere la criminalità organizzata che promuove e determina il commercio illegale di fauna selvatica. Tra le misure annunciate  lo sviluppo di una task force presidenziale a difesa della fauna selvatica finanziata con 10 milioni di dollari e un  supporto regionale e bilaterale per la formazione e l'assistenza tecnica in Africa, fondamentali per combattere il traffico di fauna selvatica alla radice.
Nel corso di una visita di Stato in Tanzania il presidente Obama ha detto che "il bracconaggio e il commercio illegale stanno minacciando la fauna selvatica in Africa."

La decisione di Obama evidenzia come le operazioni di bracconaggio abbiano superato la dimensione locale, trasformandosi in un vero e proprio coordinamento globale  commissionato da gruppi criminali armati e molto ben organizzati. Secondo la Casa Bianca la sopravvivenza di specie protette di fauna selvatica  come elefanti, rinoceronti e di molte altre specie ha un enorme valore per i sistemi economici, sociali, ambientali di tutte  le nazioni del mondo.

Il presidente Obama ha annunciato nuovi importanti sforzi da parte del governo degli Stati Uniti per combattere il problema, compresa la creazione di una task force interministeriale di alto livello  guidata da Interni, Stato e  Dipartimento di Giustizia, nonché la creazione di un consiglio consultivo esterno sul commercio di fauna selvatica. Il presidente Obama ha dato alla Task Force l’obiettivo di sviluppare entro sei mesi una strategia nazionale per la lotta contro il commercio illegale di fauna selvatico   e di  valutare  come le  strategie adottate dagli Stati Uniti per combattere la  criminalità organizzata transnazionale possano essere utilizzate, considerando il commercio internazionale di fauna selvatica alla stregua di altri reati gravi come il traffico di esseri umani e il traffico di armi. Il focus della task force sarà l’anti-bracconaggio, l'applicazione delle leggi esistenti  e la riduzione del commercio e della domanda di fauna selvatica illegale. Il Presidente ha preso atto, inoltre, che questa  sfida non si gioca solo in Africa e  che gli Stati Uniti devono "cercare di ridurre la domanda di fauna selvatica illegalmente commercializzata, sia in patria che all'estero, mantenendo il commercio di fauna selvatica negli standard dell’assoluta legalità”.

"Le specie più meravigliose del pianeta vengono massacrate per essere trasformate in bigiotteria, rimedi contro la  sbornia e false promesse di cure miracolose contro il cancro", ha detto il WWF -  "Questi  criminali stanno depredando  l'Africa delle sue ricchezze. L'impegno del Presidente Obama per aiutare a fermare l'ondata di criminalità che sta svuotando le foreste e le savane del continente è una buona notizia che dà una spinta fondamentale per tutti gli interessati alla lotta contro il traffico della fauna selvatica , dai  ranger , ai gruppi locali di conservazione, ai decisori di tutto il mondo. Il futuro del nostro mondo  è nelle nostre mani e ora occorre muoversi con la dovuta rapidità per assicurare che elefanti, rinoceronti e altre creature straordinarie non scompaiono per sempre ".

A causa del commercio illegale di fauna selvatica che alimenta il bracconaggio, paesi come la Tanzania e altri stati africani stanno perdendo le loro risorse naturali - e le vite dei ranger e del personale delle forze dell'ordine.  La situazione è drammatica e  puo’ essere risolta solo con un intervento internazionale. Le Nazioni Unite hanno riconosciuto formalmente che il traffico illegale di avorio  in Africa è legato alla organizzazioni  terroristiche  e sia l’ex segretario di Stato Hillary Clinton sia l’attuale Segretario di Stato John Kerry hanno identificato il bracconaggio come una priorità. Il presidente del Gabon, il presidente della Banca Africana per lo sviluppo (AfdB), il governo del Regno Unito e il primo ministro della Thailandia sono tutti fortemente  impegnati  per combattere il commercio di  fauna selvatica.

Come parte di una campagna globale per promuovere soluzioni internazionali per eradicare il traffico di fauna selvatica, il WWF chiede a tutti i governi - e in particolare quelli dove si concentra la domanda come la Cina, Vietnam, Thailandia e Stati Uniti – di rafforzare la loro risposta al problema e reprimendo le reti criminali responsabili di questa drammatica emergenza.
(articolo preso dal sito ufficiale del WWF)